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16/01/2004 - La crisi della Parmalat

La lunga crisi dell’azienda Parmalat di Collecchio è iniziata poco più di un anno fa, una crisi che oggi vede Enrico Bondi al comando del gruppo, al posto del “re del latte” Callisto Tanzi. Fu proprio alla fine di febbraio del 2003, infatti, che un bond da 300 milioni veniva bloccato per mancanza di chiarezza, dando inizio al lungo iter di decadenza del grande impero creato da Tanzi. Per una maggiore delucidazione della vicenda, ritengo opportuno delineare il lungo periodo di catastrofe che ha portato la Parmalat ed i suoi dipendenti sull’orlo di un quasi inevitabile precipizio. Febbraio: il 26 la Parmalat annuncia un bond da 300 milioni di euro rivolto ad investitori istituzionali, della durata di sette anni. La Borsa risponde con un crollo del titolo pari al 9 %, per mancanza di chiarificazioni sull’operazione; come risposta, l’azienda ritira il bond e assicura la propria solidità economica; Marzo: Assogestioni si lamenta per le scarse delucidazioni economiche riguardo l’azienda e, come risposta, il giorno dopo Tanzi annuncia un incontro per chiarire la situazione aziendale; il 12 annuncia un aumento di capitale di 80 milioni, che utilizzerà per rimborsare un bond del 2002, decisione da approvare per aprile. Il 21 il titolo subisce forti rialzi in Borsa, a causa delle voci di un cambio ai vertici, smentite successivamente dalla società. Il 26, Fausto Tonna annuncia le proprie dimissioni come direttore finanziario dell’azienda, a causa del fallito bond di febbraio e viene sostituito da Alberto Ferraris e da Luciano del Soldato. Aprile: il 10 la Parmalat annuncia un aumento del rapporto tra posizione finanziaria netta e patrimonio netto, pari all’83%. Alla fine del mese, il nuovo socio della Philips Pensioenfonds Stichting, padrone del 2,05%delle azioni, chiede di migliorare la governance; Giugno: sia la Philips Pensioenfonds Stichting, sia Nextra (Intesa) scendono sotto il 2% del capitale; viene dunque emesso un nuovo bond di 300 milioni, interamente comprato da Nextra; Settembre: viene emesso un nuovo bond da 350 milioni, interamente sottoscritto da Deutsche Bank. Novembre: la Consob, anche a seguito della vicenda Cirio, chiede alla Parmalat delucidazioni su come avrebbe rimborsato il bond in scadenza per il 2004, e l’azienda risponde che il rimborso sarebbe avvenuto utilizzando le liquidità. L’11 novembre la vicenda si fa ancora più incalzante; vengono chiaramente espressi i primi dubbi sull’investimento nel fondo delle Isole Cayman; inoltre, a fine giornata, la Standard & Poor’s pone sotto creditwatch negativo tutti i rating assegnati ai titoli Parmalat, a causa dei notevoli dubbi riguardo la contabilità dell’azienda;la Parmalat, come risposta, elimina il fondo ed assiste ad una momentanea e solo illusoria salita dei titoli in Borsa; il creditwatch, infatti, continua a mantenersi del tutto negativo, spingendo Ferraris ad abbandonare la sua funzione di Direttore Finanziario della grande azienda; la direzione finanziaria della Parmalat viene, quindi accorpata all’Amministrazione e Controllo e diretta da Luciano Del Soldato. A causa della profonda crisi economica, a fine novembre viene venduta la Parmatour ad Argho. Intanto, scade un bond da 150 milioni di euro, il cui rimborso crea dubbi e difficoltà; Dicembre: la Parmalat assicura di rimborsare il bond entro il 15 dicembre; anche Del Soldato si dimette, nominando Enrico Bondi come superconsulente; finalmente, Tanzi inizia ad ammettere pubblicamente che la Parmalat sta passando un “momento difficile”, promettendo di risolvere la sgradevole situazione il prima possibile. Riammesso in Borsa, il titolo Parmalat perde oltre il 40%; la situazione è critica. Fortunatamente, il 12 venne annunciato che il bond da 150 milioni è stato rimborsato, grazie soprattutto alle capacità del superconsulente Enrico Bondi. Pochi giorni dopo, Tanzi lascia il comando del gruppo ad Enrico Bondi, che ne diventa Presidente.

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